Cosa significa davvero “serendipità”?


La serendipità è una prerogativa delle persone fortunate, oppure potrebbe capitare a chiunque? Cosa significa scientificamente essere “molto fortunati” e “poco fortunati”? Nel suo libro Fattore fortuna il ricercatore in psicologia Richard Wiseman prova a delineare mediante esperimenti il profilo medio di una persona fortunata, partendo dall’analisi di due campioni di sperimentazione contrapposti: da un lato, un gruppo di persone che si ritiene fortunato e dall’altro chi si ritiene sfortunato (la convinzione di entrambi gli schieramenti è alla base della scientificità dell’esperimento, vedi anche: serendipità)

serendipità significa qualcosa del tipo: trovare casualmente, e/o per pura fortuna, una cosa o una persona

La cosa importante che viene rilevata è la differenza di atteggiamento di partenza, riportando un esempio molto citato: una rapina in banca immaginaria per cui viene chiesto quali sarebbero i sentimenti che accompagnano i partecipanti. Ebbene: gli sfortunati erano quelli che avevano maggiore – e quasi esclusiva – paura di morire, mentre i fortunati si consideravano tali per il fatto di essere ancora vivi. Secondo Wiseman, in sostanza, fortuna e sfortuna sarebbero eventi puramente casuali che hanno più peso di quanto siamo disposti ad ammettere, e denotano un atteggiamento mentale spesso sedimentato, radicato e difficile (ma non impossibile) da modificare.

Un certo numero di ricercatori nel settore ha già discusso degli effetti della buona della cattiva sorte sulle scelte delle persone, ad esempio in termini di vita professionale carriera e vita privata: quello che è stato notato che questi fattori sono direttamente coinvolti nei cambiamenti in positivo che si verificano nelle vite di ognuno di noi. Si tratta ovvero di eventi che auto-determinano le sorti, ovvero in molti casi vere e proprie profezie che si autoavverano, ovvero previsioni fataliste che avvengono per via della mancanza di voglia, per la pigrizia o per i presupposti fallaci da cui parte una certa persona, e che le rendono drammaticamente l’unica alternativa possibile. Ci sono molti avvenimenti famosi nella storia, relativi a VIP, attori e personaggi celebri della finanza, che ci raccontano che le loro sorti siano state spesso e volentieri (per non dire quasi sempre) influenzate non da volitività, maggiore impegno o maggiore determinazione, ma semplicemente da eventi non pianificati ed estremamente cruciali, che hanno avuto un impatto considerevole per la determinazione delle fortune di un individuo.

Molto si riconduce, a questo punto, al concetto di serendipità che è stato reso famoso dal film omonimo. Nel film, se ricordate, i due protagonisti (interpretati da John Cusack e Kate Beckinsale) Jonathan e Sarah, si incontrano casualmente in un negozio di abbigliamento ,e provano subito attrazione l’uno per l’altro. Decidono pero’, date le circostanze, di affidarsi alla casualità degli eventi per stabilire se fosse destino che si dovevano incontrare oppure no, lasciando degli indizi casuali e senza scambiarsi il contatto. La trama del film è estremamente romantica quanto romanzata, ovviamente, ma la cosa interessante è quello che dice wiesmann sulla serendipità: che sembra essere più comune di quanto possa sembrare a prima vista. Quanto succede in quel film – un evento casuale che provoca circostanze non direttamente collegate allo stesso – è più comune di quanto pensiamo, e spesso nemmeno ci facciamo caso. Gli eventi non pianificati in grado di effettuare cambiamenti sostanziali non sono poi così rari: sono qualcosa che succede ogni giorno. La serendipità non è serendipitosa, scrive Wiseman, ma sembra ravvisarsi ed essere un po’ dovunque. Una buona notizia anche per chi si è sempre ritenuto molto sfortunato, in effetti.

Pensiamo ad esempio a Joseph Pulitzer, il celebre giornalista americano a cui è intitolato il famoso premio, molto ambito da scrittori e giornalisti. Alla fine della propria carriera Pulitzer era un uomo d’affari di straordinario successo e un filantropo amato e benvoluto da tutti. Possedeva uno dei più grandi giornali degli Stati Uniti, e faceva in modo di effettuare raccolte fondi tra cui quella, celebre, per costruire la base su cui si erge attualmente la Statua della Libertà.

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Tutto questo non sarebbe successo se non per via di un piccolo evento molto significativo: Joseph Pulitzer, ungherese, da giovane aveva sofferto condizioni economiche estremamente misera. Quando aveva 17 anni era andato negli Stati Uniti da immigrato, senza un soldo e disoccupato. All’epoca trascorreva molto del suo tempo nella libreria della zona, giocando a scacchi: durante una di queste partite, aveva conosciuto l’editore di un giornale locale, che gli aveva offerto un lavoro come reporter. Solo quattro anni più tardi la sua attività di giornalista aveva avuto l’opportunità di comprare alcune quote del giornale e colse l’occasione, diventando così celebre e famoso – oltre che molto noto per le decisioni di grande successo che ha preso nella propria vita. Se non avesse mai incontrato l’editore in libreria, per caso, probabilmente nessuno lo avrebbe mai conosciuto.

Un altro esempio è quello del reclutamento di Mel Gibson per il film Mad Max del 1979. All’epoca Gibson era un attore australiano sei-sconosciuto, che aveva in programma l’audizione per il film e la sera era stato aggredito da tre ubriachi per strada. In conseguenza di questo spiacevole avvenimento, il suo aspetto sembrava più dimesso di quanto non fosse naturalmente, e fu sostanzialmente questo, a quanto pare, il motivo che spinse il produttore del film a scegliere proprio lui. Una circostanza non certo voluta, anzi legata ad un avvenimento imprevisto quanto sgradevole, che rese Mel Gibson celebre per quel ruolo fino ad oggi.

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Le cose migliori, insomma, sembrano succedere molto spesso per caso, senza che sia effettivamente coinvolta la bravura della persona in questione. Foto di limonakis da Pixabay

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